E adesso che “l’aria è come nube”

Tornano alla mente i Padri antichi e il loro calendario con le tante feste apotropaiche

Renata Patria
|7 mesi fa
E adesso che “l’aria è come nube”
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Ed ecco aprile! Il nome lascia pensare a quello, tra i mesi, che apre; apre nello specifico alla stagione primaverile, quella del rifiorire della natura. Ti aspetti di affacciarti alla finestra, se hai la fortuna di avere attorno del verde, e di vedere alberi che stanno mettendo o hanno già messo le foglie o che sono coperti di gemme in boccio; distese d’erba di quel verde così tenero che ti commuove, cespugli fioriti e soprattutto sole: un caldo sole che ti penetri attraverso la pelle e che metaforicamente ti raggiunga il cuore. Non certo la furia di un vento che nulla ha da invidiare alla bora triestina, che abbatte annosi alberi, come è accaduto nelle nostre campagne, né la piena del Po con le sue acque gonfiate dalle persistenti piogge e intorbidite dai detriti trasportati. Una piena che in questi giorni ha raggiunto anche la nostra città. Mi assalgono, a conforto, memorie lontane: la voce di mia madre, sempre, che canta la primavera o che mi recita versi. I primi abitini di percalle con le maniche corte. La strada della casa della mia infanzia che si slarga lateralmente su una viuzza invasa dall’odore pungente delle siepi di biancospino. Stagioni diverse.
Anche ora è aprile, ma il tempo si è imbizzarrito, come imbizzarriti appaiono gli eventi e coloro che li reggono. Sembrano inverarsi le parole di Vincenzo Cardarelli (Aprile): “Quante parole stanche / mi vengono alla mente /...
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