Alla frontiera

Lisa Ginzburg
|5 mesi fa
Alla frontiera
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La prima volta che sono uscita dopo che lo stato di allerta per l’epidemia di Covid era ufficialmente finito, si poteva dunque di nuovo stare fuori liberamente, sono andata a camminare in un bosco. Ricordo la sensazione di vertigine che insieme alla gioia ho provato. L’emozione di tornare a vedere gli alberi. Camminavo, camminavo, il fiato quasi mi mancava; ormai disabituato all’aria aperta, il mio organismo reagiva con un tremore che era una sorta di corrispettivo fisico della timidezza. Penso di non sbagliare immaginando sia stato così per tanti di noi. Un tempo è stato necessario perché il grumo di apprensione che aveva dominato le nostre vite degli ultimi mesi si sciogliesse. A me personalmente, di allentare per davvero la tensione è successo solo alcune settimane dopo quella passeggiata nel bosco tanto liberatoria. È avvenuto su un treno. Dall’estero, dove avevo vissuto quel tempo di confinamento in casa, tornavo infine in Italia. Nel momento esatto in cui il treno ha passato il confine, dall’altoparlante della stazione di frontiera si è sentito l’annuncio con la richiesta di preparare i passaporti per i controlli doganali, mi sono messa a piangere. Lacrime che scioglievano la grande paura che a mia insaputa per mesi mi aveva accompagnato: la paura di non riuscire a tornare a casa. © riproduzione riservata