La svolta di Tina
Lisa Ginzburg
|6 mesi fa

Dopo avere molto viaggiato e realizzato reportage fotografici su delle comunità di indios, Tina Modotti fu obbligata a lasciare il Messico per ragioni politiche. Andò in Europa dove mancava da più di vent’anni. Tornata, un poco proseguì la sua attività di fotografa, a Berlino, a Mosca. Fu un tempo breve, dai risultati artistici esili rispetto al glorioso periodo precedente. Di fatto, quel ritorno significò per Tina Modotti il definitivo abbandono della fotografia. Con il Soccorso Rosso antifascista, viaggiò in una Spagna stravolta dalla Guerra Civile, e lì, se pure seguendo gli avvenimenti con molta partecipazione e preoccupazione, il suo sguardo non era più di reporter, di testimone. Incontrò grandi fotografi, Robert Capa, Gerda Taro, altre personalità di artisti, e con loro organizzò importanti iniziative antifasciste. Il punto di osservazione però si era inesorabilmente trasformato, il suo sguardo fotografico non c’era più, o non trovava più ragione di immortalare volti e momenti. Lo stesso fu quando poté tornare in Messico, dove poi morì. Un apice era stato raggiunto nei bellissimi scatti giovanili; adesso la realtà Tina Modotti solo la poteva attraversare con gesti, affannose organizzazioni. Senza più il dono di infallibile scrutare e fermare nell’immagine che era stato in passato. © riproduzione riservata

