“Istruzioni” sanitarie per il suicidio assistito. Ma la Regione aveva detto no

L’Azienda sanitaria dell’area metropolitana veneziana ha deciso la procedura dettagliata per la morte volontaria. Nel 2024 il Consiglio regionale però aveva bocciato una proposta di legge

Francesco Ognibene*
|3 mesi fa
“Istruzioni” sanitarie per il suicidio assistito. Ma la Regione aveva detto no
2 MIN DI LETTURA
Si intitola “Istruzione operativa per la gestione delle richieste di suicidio medicalmente assistito” ed è la delibera con la quale la Ulss3 Serenissima di Venezia ha deciso di «dare indicazioni relativamente alla gestione delle richieste di suicidio medicalmente assistito dal momento del ricevimento della stessa all’espressione dei pareri necessari fino all’eventuale accoglimento». Le istruzioni, spiega la delibera, «si applicano a tutte le richieste di suicidio medicalmente assistito che provengono all’Azienda Ulss 3 Serenissima», competente su Venezia e i Comuni della sua area metropolitana.
Una delibera sorprendente, datata 11 luglio, che in 13 cartelle di istruzioni interviene per via amministrativa su una materia che il Consiglio regionale del Veneto aveva deciso a maggioranza di astenersi dal normare, rimandando a un intervento del legislatore nazionale (in Senato si attende il confronto nell’aula ma la data di avvio non è ancora stata decisa). Se dunque il decisore politico nella sede democratica aveva stabilito di non regolamentare sul territorio veneto la pratica della morte assistita, e dunque anche la sua procedura, perché una articolazione territoriale della sanità ha deciso di intervenire fissando criteri di accesso, campo di applicazione, responsabilità, soggetti destinatari e modalità operative, percorso di attuazione, referenti, come si legge nelle Istruzioni?
Non solo. In caso di accoglimento della domanda di suicidio assistito il provvedimento dell’unità sanitaria di Venezia impegna il Servizio sanitario a occuparsi delle «modalità di esecuzione», con tanto di personale alle dipendenze della sanità regionale. Tutto questo senza un riferimento né alla legge nazionale né a una legge regionale: semplicemente perchè non ci sono.
Perché allora questo impegno dell’azienda sanitaria veneziana? È noto che il governatore uscente del Veneto Luca Zaia si è speso per la legalizzione in Regione del suicidio assistito, ma quando nel gennaio 2024 si arrivò a contarsi in Consiglio regionale la sua maggioranza non lo seguì e anche grazie al non appoggio della legge regionale da parte di esponenti dell’opposizione (si ricorderà il caso di Anna Maria Bigon, consigliera Pd) la legge fu bocciata. Quel che è uscito dalla porta ora pare rientrare dalla finestra, sebbene “solo” a Venezia, mentre la Regione è in attesa del rinnovo del Consiglio con il voto popolare atteso nell’autunno.
Ferma la presa di distanza del network di associazioni cattoliche “Ditelo sui tetti”, che attraverso il suo coordinatore Domenico Menorello (veneto) afferma che «l’iniziativa di una azienda sanitaria veneta per la procedimentalizzazione del suicidio assistito è particolarmente grave perché interviene in concorrenza con l’ormai prossima legge dello Stato secondo le indicazioni della Consulta, e perché surrettiziamente finisce per contraddire sul piano comunicativo il voto del Parlamento dei veneti, che ha bloccato l’ipotesi di una legge regionale. Inoltre introduce espressamente il compito di condurre a morte da parte di un servizio sanitario regionale». Menorello aggiunge che «ancor più preoccupante è la sintonia tra questa iniziativa e le linee guida regionali, che sembrano condurre al progressivo trasferimento di malati anziani acuti negli ospedali di comunità o a contenere la diagnostica oltre una certa età. Solo il criterio della appropriatezza delle soluzioni per la cura dovrebbe invece regolare l’attività del servizio sanitario regionale». La decisione sul fine vita in una Regione governata dalla stessa maggioranza che è politicamente contraria a interventi regolatori locali appare paradossale, e alla rete associativa anche rilevante in vista del rinnovo del Consiglio regionale: «Il prossimo voto – afferma “Ditelo sui tetti” – dovrà tenere conto di questa pericolosa deriva del governo regionale, chiedendo a tutti i candidati di pronunciarsi per la cura senza limiti di età, per le terapie palliative del dolore, per l’assistenza domiciliare h 24 delle persone affette da gravi disabilità».
Non sei ancora abbonato alla newsletter settimanale gratuita di Avvenire su Vita, Bioetica e Cura? CLICCA QUI. Se già sei iscritto a proposte informative digitali di Avvenire invece CLICCA QUI.